Rassegna stampa dell’iniziativa del 24 aprile

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QUI PER VEDERE LE FOTO DELL’INIZIATIVA

Un po’ in ritardo mando i miei saluti a tutti quelli che
hanno partecipato alla bellissima iniziativa del 24: al pubblico che,
numerosissimo, ha seguito con attenzione le tre ore del dibattito; ai genitori
e agli amici che condividono il mio stesso desiderio di verità e giustizia per
i loro cari uccisi; e al gruppo Zone del silenzio che ha organizzato l’incontro.
È stato un passo in avanti molto importante per la nostra causa comune, che ha
avuto un buon risalto dai giornali cittadini e non. Cliccando sul titolo si
accede alla rassegna stampa che il gruppo di Zone del silenzio ha raccolto in
questi giorni.

Maria Ciuffi

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Aut-aut Pisa (quotidiano on-line, fra gli organizzatori dell’incontro)

 

Link dell’articolo: –> http://www.autautpisa.it/modules/news/article.php?storyid=321

"LORO ARCHIVIANO, NOI NO!":
I GENITORI RACCONTANO E SI COALIZZANO PER OTTENERE VERITÀ E GIUSTIZIA.

 Più di 150 persone,
solidali e spesso attonite, in un rispettoso e commosso silenzio interrotto da
frequentissimi applausi, hanno accolto ieri i genitori, le sorelle, gli amici
di Bledar Vukaj, Niki Aprile Gatti, Manuel Eliantonio, Marcello Lonzi,
Francesco Mastrogiovanni, Giuseppe Uva, Stefano Frapporti, Aldo Bianzino e
Stefano Cucchi, in occasione dell’incontro indetto dal gruppo “Zone del
silenzio” sulle “morti per mano di uomini in divisa al servizio dello Stato”.

Il lungo pomeriggio sotto il tendone della terrazza
Leocaffè, c/o la stazione Leopolda di Pisa, è stato scandito dalle
testimonianze, dai terribili racconti delle indicibili violenze a cui sono
stati sottoposti i ragazzi, che hanno trovato la morte dopo essere incappati
nelle reti delle “forze dell’ordine” a vario titolo: polizia, carabinieri,
guardie carcerarie, medici psichiatri.
Con una dignità esemplare, anche quando la loro narrazione diventava sfogo,
imprecazione, invettiva, tutti hanno reso tangibile, insieme alla sofferenza
per la perdita subita, la loro immutata volontà, spesso dopo anni di richieste
inascoltate, di arrivare a conoscere la verità e di ottenere giustizia per la
morte dei loro cari. I parenti, soprattutto mamme, venuti da tutta Italia, da
nord e da sud, hanno anche reso un quadro dettagliato degli atroci inganni che
hanno dovuto sopportare dal momento in cui hanno cominciato a chiedere alla
magistratura italiana di rendere conto della scomparsa dei loro cari.
È scattata da quel momento, per tutti, una rete diffusa di coperture,
insabbiamenti, omissioni di prove, che hanno portato per tutti i “casi” ad
archiviazioni frettolose e palesemente truffaldine. Violenza su violenza,
dolore su dolore, rabbia su rabbia.
Diversi interventi dal pubblico hanno anche allargato il contesto in cui si
collocano queste zone d’ombra in cui tutto sembra permesso.
In particolare, l’avvocato Andrea Callaioli, garante dei detenuti del carcere
Don Bosco di Pisa, ha messo in rilievo come questi casi rappresentino,
purtroppo, solo la punta di un iceberg, nel momento in cui anche presso quello
che viene considerato un carcere-modello come quello pisano, sono tantissimi i
detenuti che si presentano ai colloqui con i segni evidenti dei pestaggi
subiti, liquidati di solito come casi di “autolesionismo” o di “caduta dalle
scale”.
Del resto in Italia, continua l’avvocato, si assiste auno stillicidio quotidiano:
le statistiche parlano di una media di due morti al giorno all’interno delle
carceri dall’inizio dell’anno.
Toccante è stata anche la testimonianza di Federica, a nome del padre e degli
altri 36 lavoratori vittime dell’amianto nel cantiere navale Nca di La Spezia. Anche loro
vittime dello Stato. Anche le loro famiglie sottoposte a una doppia vessazione,
costrette ad aprire mutui per restituire all’Inps i soldi delle pensioni
ricevuti, nel momento in cui la magistratura non ha riconosciuto la causa di servizio
come agente della dei loro cari per mesotelioma pleurico.
“Loro archiviano, noi no!”. L’esclamazione della mamma di Niki
Aprile Gatti ha comunque reso il senso più concreto di tutta l’iniziativa.
L’incontro è stato infatti anche un primo passo per la costituzione di una
forma di coordinamento di tutte le famiglie colpite da questo dramma, per dare
vita, come si afferma nel blog dedicato a Niki, a “una forza congiunta per
scoprire la Verità
per i nostri figli o i nostri cari… Vogliamo costruire un muro da
contrapporre a quello che lo Stato, con le continue archiviazioni, ci erge
davanti”.
All’incontro hanno aderito, anche se non hanno potuto partecipare, anche le
famiglie di Simone La Penna,
Riccardo Rasman, Vito Daniele, Carlo Giuliani.
La mamma di Carlo Giuliani ha anche mandato un messaggio scritto che è stato
letto durante l’iniziativa.
Il gruppo “Zone del silenzio” in occasione dell’incontro ha messo in rete un
blog interamente dedicato alla vicenda di Marcello Lonzi (http://marcellolonzi.noblogs.org
), e ha pubblicato un opuscolo con gli interventi di tutte le realtà che ne
fanno parte (scaricabili qui in formato
.pdf
).
Ha infine annunciato di continuare a proporre e organizzare iniziative di
informazione e di mobilitazione su questi temi già sin dal prossimo mese.

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Liberazione, 25 -04-10

 

Articolo di Checchino Antonini al link seguente –> http://marcellolonzi.noblogs.org/gallery/6307/antonini%20su%20liberazione.pdf

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L’Unità di Firenze

25-04-10

Link dell’articolo –> http://marcellolonzi.noblogs.org/gallery/6307/152746-20100425_l%27unit%C3%A0_firenze.pdf

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Il Tirreno di Pisa

25-04-10, Pisa, pag. 04

Link dell’articolo –> http://iltirreno.gelocal.it/pisa/cronaca/2010/04/25/news/associazione-familiari-dei-ragazzi-morti-nelle-carceri-1961530

Associazione
familiari dei ragazzi morti nelle carceri


Gianluca Campanella

  PISA. Una riunione privata di due ore, prima di incontrare
la città, per decidere «di fare rete, dopo aver ascoltato le lacrime». Così,
ieri pomeriggio alla stazione Leopolda, i familiari di dodici ragazzi morti
nelle carceri italiane hanno deciso di riunirsi in associazione.
Si erano conosciuti a Livorno il 16 gennaio, in un corteo per chiedere la
verità sulla morte di Marcello Lonzi. Ieri si vedevano per la seconda volta:
un’iniziativa promossa dalla sigla Zone del silenzio, contro le leggi su
clandestinità e modica quantità di stupefacenti, “reati” che riempiono i
penitenziari; e contro le morti «assurde».  Spiega Ornella, madre di Niki
Aprile Gatti: «In questo modo saremo più forti contro il muro di gomma», cioè
la scarsa collaborazione delle forze dell’ordine che non aiutano a far luce
sugli episodi rimasti senza spiegazione.  Maria Ciuffi, madre di Lonzi,
condivide lo spirito, ma deve ancora parlare con il suo avvocato e valutare
eventuali controindicazioni. Ci sono anche i genitori di Stefano Cucchi e la
sorella di Giuseppe Uva; ancora, i familiari di Manuel Eliantonio, Stefano
Frapporti, Aldo Bianzino, Francesco Mastrogiovanni e Bledar Vukaj. Ci sono i
familiari delle vittime dell’amianto, anch’essi per fare sistema. Haidi
Giuliani, mamma di Carlo, manda una lettera di solidarietà.

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Pisanotizie, quotidiano on-line

Link dell’articolo –> http://pisanotizie.it/news/news_20100426_zone_del_silenzio_incontro_parenti_vittime_stato.html

"Loro archiviano, noi no"

Grande partecipazione all’iniziativa di ‘Zone del Silenzio’, "Verità
una, giustizia nessuna"

Una grande risposta di pubblico ha contraddistinto l’iniziativa "Verità
una, giustizia nessuna", organizzata dal gruppo ‘Zone del silenzio’,
presso la Terrazza Leo
Caffè alla Stazione Leopolda in piazza Guerrazzi, nella giornata di sabato 24
aprile. I familiari, e soprattutto le madri dei ragazzi "morti per mano di
uomini in divisa al servizio dello Stato" hanno incontrato la città per
raccontare la lunga attesa di una verità che nella maggior parte dei casi
citati non è mai arrivata, e per ricordare insieme le lotte quotidiane perché
quest’ultima emerga senza zone d’ombra.

Già dal primo pomeriggio, quando i parenti di Niki Aprile Gatti,
Manuel Eliantonio, Marcello Lonzi, Francesco Mastrogiovanni, Giuseppe Uva,
Stefano Cucchi, Bledar Vukaj, Stefano Frapporti
hanno incontrato la
stampa per sottolineare l’importanza di questo primo appuntamento, la risposta
della cittadinanza non ha mancato di farsi sentire. Nelle ore successive, poi,
quando si è aperto il dibattito, la terrazza della Leopolda si è affollata
della presenza di giovani e meno giovani.

Ma prima delle storie, prima di rinnovare le vicende alle orecchie dei
presenti, un’importante notizia: l’incontro ‘pisano’ delle famiglie e così
l’iniziativa organizzata dal gruppo ‘Zone del silenzio’ ha rappresentato un
primo tentativo di "fare rete", di andare avanti nella lotta
quotidiana in maniera congiunta. Si avvieranno molto probabilmente i lavori per
la formazione di un’associazione, ma prima ancora di definire i termini e le
modalità di un impegno strutturato, la dichiarazione unanime è stata chiara e
distinta: "uniti saremo più forti contro il muro di gomma".

L’espressione viene usata la prima volta da Ornella Gemini, madre di Niki Aprile Gatti:
"I colpevoli delle morti dei nostri figli si devono trovare di fronte a
una forza che non possono tacitare. Noi abbiamo bisogno di voi, la vostra
presenza di spirito su ciò che è accaduto rappresenta la speranza che le nostre
storie non si ripetano più".

Maria Eliantonio, madre di Manuel Eliantonio, ha raccontato: "Con i mille euro
della disoccupazione di mio figlio che sono riuscita a incassare alla sua
morte, ho comprato un computer. Così ho scoperto che c’erano altre storie come
la mia. Ci lega il fatto che non vogliamo credere a quello che ci hanno
raccontato".

L’incontro di sabato ha visto, tra gli altri già citati, anche la presenza
dei genitori di Stefano
Cucchi
. Il padre di Stefano non ha esitato e esprimere il suo parere
positivo in merito all’opportunità di unire le forze: "E’ arrivato il
momento di fare fronte comune. Siamo semplici famiglie e le difficoltà da
affrontare sono molte. Ma noi abbiamo rabbia e senso sella giustizia allo
stesso tempo: procuriamo una crepa al sistema fatto di silenzi e soprusi che ha
causato la morte dei nostri figli".

Le vicende raccontate, per quanto molte abbiano raggiunto una notorietà
nazionale in seguito alla loro comunque tardiva emersione, risultano ancora
‘incredibili’. La sorella di Giuseppe Uva, caso che di recente ha ricevuto le
attenzioni della cronaca, ha detto: "Incontrarsi, unirsi è stata una cosa
grande". A lei si è unita il fratello di Francesco
Mastrogiovanni
: "Chiedere giustizia è un nostro dovere",

Sono queste alcune delle voci che si sono susseguite nel corso del
pomeriggio. "Loro archiviano, noi no", hanno unanimemente detto le
famiglie delle vittime. Ed è a partire da questa consapevolezza che si
muoveranno le azioni a venire.

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Radicali.it

Link all’articolo –> http://www.radicali.it/newsletter/view.php?id=156384&numero=13582&title=DOWNLOAD

L’associazione “Zone del silenzio” per conoscere la verità,
per ottenere giustizia
 

di
Michele Minorita

La nota di oggi
comincia con la notizia della costituzione di un’associazione che riunisce i
familiari delle tante persone che sono entrate vive in un carcere, in un
commissariato, in una stazione dei carabinieri e ne sono usciti morti, e non si
sa come e perché siano morti. Si sono incontrati a Pisa: la madre di Niki
Gatti, trovato morto il 28 giugno di due anni fa, nella cella del carcere di
Sollicciano, quattro giorni dopo il suo arresto; i familiari di Francesco
Mastrogiovanni, il maestro ucciso a luglio in un ospedale di Sala Consilina:
c‘è un  video che mostra Francesco calmo ma legato, che crolla dopo la
quarta iniezione e viene legato mentre dorme, 82 ore senza un gesto di umanità
da parte di un infermiere, senza la visita di un medico; e alla fine la morte.
E ancora: Francesk Vukaj, che non crede al suicidio di suo figlio Bledar,
promessa del football americano trovato morto nel cremonese: un caso è stato
archiviato ma da mesi nessuno gli dice perché. C’era Federica Barbieri fa parte
di una delle 36 famiglie di lavoratori del cantiere navale Nca morti per
amianto. Suo padre c’è stato dal 1966 al 1992. Dieci anni dopo s’è preso
l’asbestosi che l’ha ucciso nel 2007. L’Inail nega che sia una malattia
professionale e, in appello, la sua famiglia è stata condannata a restituire
indennizzo con gli interessi. Eppure l’ultimo morto tra gli ex della Nca c’è
stato qualche giorno fa: Bruno Moscatelli, 63 anni. Con loro c’erano la mamma
di Marcello Lonzi; la madre di Manuel Eliantonio; i familiari di Giuseppe Uva,
Stefano Cucchi, Stefano Frapporti, Aldo Bianzino. Le persone che hanno dato
vita alle "Zone del silenzio" metteranno in rete il dossier:
"Verità una, giustizia nessuna".

 

 

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