La mia lotta continua

La mia lotta continua, è il minimo che posso fare per mio figlio Marcello, glielo devo.
Ieri 3 giugno è stato depositato a Roma il mio ricorso in Cassazione. E poi, come diceva mio figlio, “se son rose, fioriranno”.
Non ho molte speranze di farcela, ma non perché non ci siano elementi, perché di quelli si sono ormai persi i conti, cominciando dal medico legale che fece la prima autopsia omettendo cose che poi emersero dalla riesumazione della salma. Perché ormai la giustizia va contro corrente. Il Gip Rinaldo Merani doveva archiviare! Perché nel 2004 fu proprio lui ad archiviare per la prima volta, che figura avrebbe fatto oggi? Noi siamo solo dei genitori che piangono e che cercano solo la VERITÀ, il perché di tanta crudeltà fatta sui volti dei nostri figli. Vogliamo GIUSTIZIA ma da chi?
Da destra? Da sinistra? A me personalmente non importa di politica, ma voglio solamente sapere perché Marcello Lonzi è stato UCCISO.
Cosa ha fatto per morire ridotto in quello stato? Dai verbali degli interrogatori si legge che andava d’accordo con tutti i detenuti, è lo stato che lo ha preso; è lo stesso stato che lo ha ucciso!
Archiviando tutto, è stata archiviata anche la denuncia contro i poliziotti che lo picchiarono la sera del suo arresto in caserma, come hanno fatto quei giudici a lasciar correre? Ci sono troppi punti interrogativi, che spero si scioglieranno almeno con il ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo, che mi riservo di fare se il ricorso in Cassazione avrà, come penso, esito negativo.
Perché in Italia ormai vai avanti solo con le conoscenze e i ringraziamenti. Io per mia fortuna grazie non lo devo dire a nessun politico, perché in sette anni nessuno mi ha cercato per darmi una mano. Io grazie lo devo alle persone come me, ai giovani dei centri sociali che danno fastidio perché portano in piazza la nostra voce, le nostre sofferenze, ma in cambio non ti chiedono niente, basta guardare nei loro occhi per vedere scorrere quelle lacrime pulite che ti toccano il cuore. Grazie a tutti voi di esistere. E lo devo dire alla mia testa dura, che mi dice “Maria, vai avanti, comunque vada”.
Per me, la Cassazione può anche archiviare, pagherò le spese processuali; certo, ti ammazzano un figlio e devi pure pagare… Ma sono sicura che in ogni caso mi rifarò a Strasburgo, come sono sicura che in Italia non ci sarà mai un giudice pronto ad ammettere che mio figlio è stato ucciso. Ancora sto aspettando la risposta del ministro di grazia e giustizia, Alfano, al quale scrissi una lettera il 2 novembre del 2009. Anche se ormai non mi interessa più.
Adesso non mi resta che aspettare che fissino una data per la Cassazione. Vorrei dire a Maria Eliantonio, a Lucia Uva, a Ornella Aprile Gatti, a Giorgio Sandri, a Heidi Giuliani, ai parenti e agli amici di Bledar Vukaj, Riccardo Rasman, Francesco Mastrogiovanni, Simone La Penna, Stefano Frapporti, Aldo Bianzino, Stefano Cucchi, che siamo ancora qui, uniti nel dolore e nella nostra battaglia.
Un abbraccio a tutti,
Maria Ciuffi.
Grazie.
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