11 luglio 2003 – Marcello Lonzi
muore nel carcere dove è detenuto, Le Sughere di Livorno. Aveva 29 anni, e dopo
quattro mesi avrebbe finito di scontare la sua pena per tentato furto. Il suo
corpo viene ritrovato riverso in un lago di sangue sul pavimento della cella
numero 21, sezione sesta, padiglione "D" del carcere. La procura
nomina come medico legale Alessandro Bassi Luciani che viene incaricato di fare
l’autopsia.
Fino al 12 luglio la madre, Maria
Ciuffi, non viene neanche avvertita. Il 12 luglio, intorno alle 15.00, mentre
il medico compie l’autopsia la madre viene trattenuta fuori dal carcere. Un
ispettore alla fine riceve Maria Ciuffi che chiede insistentemente notizie, e
le comunica che Marcello si trova sotto autopsia.
13 luglio 2003 – Maria Ciuffi vede
per la prima volta il corpo del figlio, e capisce dal suo stato che la sua
morte non è stata dovuta a cause naturali. Il giorno dopo si svolgono i
funerali.
Settembre 2003 – Il p.m. Roberto
Pennisi (magistrato di turno a Livorno la notte del decesso) apre un fascicolo,
contro ignoti, per omicidio.
Fine 2003 – In seguito a richiesta
dell’avvocato, mentre è in corso l’indagine di Pennisi, vengono consegnate dai
carabinieri le foto di Marcello morto.
Nell’autunno 2003 vengono
presentate tre interrogazioni a risposta scritta dai parlamentari Pisapia, Boco
e l’ultima a firma della Bonfietti e di altri, che oltre ad esporre la
posizione della famiglia della vittima, fanno accenno alla possibilità di
istituire una commissione ministeriale di inchiesta. Dello stesso periodo è
anche un appello di Maria Ciuffi all’allora Presidente della
Repubblica, nonché concittadino, Carlo Azeglio Ciampi.
1 luglio 2004 – Il p.m. Pennisi
avanza richiesta di archiviazione del procedimento per omicidio, aperto contro
ignoti, sulla morte di Marcello Lonzi. Secondo il P.M. Marcello sarebbe morto
per un infarto, dovuto a "cause naturali". Pochi giorni dopo però
l’avvocato Trupiano, che da poco difendeva la madre in quanto parte lesa,
denuncia l’esistenza nel fascicolo di “almeno una ventina di fotografie, che
la difesa non aveva mai visto, nelle quali si vede il corpo del giovane con
ferite profonde e del tutto incompatibili con l’ipotesi della morte accidentale
procurata dall’infarto e dalla conseguente caduta. (…) In quelle foto si
vedono sulla parte posteriore del corpo di Marcello vistose ecchimosi provocate
dalle manganellate. Noi siamo certi che sia stato vittima di un pestaggio
prolungato e doloroso. Quel che è certo è che le ferite sulle natiche, sulla
parte posteriore delle gambe e sulla schiena non sono certo compatibili con la
caduta provocata dall’infarto“. Con le nuove prove la difesa si oppone
all’archiviazione, chiedendo nuove indagini e la riesumazione della salma.
Viene inoltrato anche un ricorso alla Corte Europea per i diritti dell’uomo, in
particolare alla commissione contro la tortura, nella quale si legge “la
schiena del giovane appare violentemente battuta da un corpo contundente che
l’ha segnata, in maniera simmetrica, dal collo fin sotto le natiche”. Il
p.m., intanto, respinge almeno cinque richieste di riesumazione della salma
fatte dalla madre tramite l’avvocato. La riesumazione sarà effettuata più di
due anni dopo, il 27 ottobre 2006 (cfr.)
23 luglio 2004 – Maria Ciuffi si
oppone alla richiesta di archiviazione, chiedendo una consulenza medico-legale
di parte a Marco Salvi, a partire da alcune fotografie tra quelle
precedentemente fornite dai carabinieri, per ottenere un supplemento di
indagine. Il risultato della sua controperizia verrà reso noto il 27 ottobre
2005 (cfr.)
Autunno 2004 – Si parla
insistentemente di una cella “liscia”, ossia priva di suppellettili, nel
carcere delle Sughere. In questa cella verrebbero indirizzati i detenuti
“difficili”, lì isolati e costretti a stare nudi su di un materasso posato sul
pavimento, e pare che ad ogni richiesta da parte loro vengano malmenati,
tramite il procedimento conosciuto dai detenuti come “la terapia”. Le
interrogazioni parlamentari a firma Cento, Bolognini e Susini vertono proprio
sull’esistenza di questa cella e sulla situazione fatiscente delle Sughere,
dove nei mesi precedenti, oltre al caso del Lonzi, ci sono stati diversi casi
di suicidio.
10 dicembre 2004 – Il giudice delle
udienze preliminari, Rinaldo Merani, accoglie la richiesta di archiviazione
presentata del pm Roberto Pennisi. Merani nega la riesumazione e archivia il
caso sposando la tesi della “morte per cause naturali” indicata dal PM Pennisi.
Trupiano parla di “muro di gomma”, ennesimo dei “misteri d’Italia” e inoltra un
ricorso al CSM.
27 ottobre 2005 – Marco Salvi
presenta le conclusioni della consulenza medico-legale di parte.
12 gennaio 2006 – Maria Ciuffi
denuncia il p.m. di Livorno Pennisi, il medico legale Bassi Luciani (che eseguì
l’autopsia) e un agente di polizia penitenziaria. All’udienza, davanti al
g.i.p. di Genova, dott. Roberto Fenizia, viene presentata la contro perizia
medico-legale di Salvi.
28 gennaio 2006 – Il g.i.p. Fenizia
archivia la denuncia fatta da Maria Ciuffi contro Pennisi e gli altri, ma allo
stesso tempo prende atto che la contro-perizia contiene elementi che potrebbero
"avere una qualche rilevanza ai fini della riapertura delle indagini, a
norma dell’articolo 414 del codice penale”, e che quindi potrebbero concorrere
a riaprire il caso.
Luglio 2006 – Riaperto il caso
della morte di Marcello Lonzi. Il risultato si deve soprattutto all’impegno
della madre. Il p.m. è Antonio Giaconi.
27 ottobre 2006 – Dopo due anni
vengono accettate le richieste di riesumazione della salma fatte da Maria
Ciuffi. Il corpo di Marcello Lonzi viene riesumato per essere sottoposto a una
nuova perizia medico-legale, eseguita dai professori Marco Salvi e Francesco De
Ferrari.
27 febbraio 2008 – Marco Salvi
rende note le osservazioni medico legali alla consulenza tecnica di De Ferrari,
basata sulla riesumazione. Vengono evidenziate fratture multiple alle costole
(dalla seconda all’ottava) non rilevate dalla prima autopsia di Bassi Luciani,
e altri dati che fanno pensare al pestaggio.
Maggio 2008 – La stampa riporta la
notizia di almeno due indagati, il compagno di cella di Marcello e uno, forse
due guardie carcerarie.
Fine 2008 – Il p.m. Giaconi chiede
e ottiene una perizia, basata sulle sole foto, dalla dott.ssa Floriana
Monciotti dell’Università di Siena.
Primi mesi del 2009 – Viene
consegnata e resa pubblica la perizia Monciotti, che conferma la frettolosa e
lacunosa prima perizia fatta da Bassi Luciani, limitandosi quindi alla solita
conclusione dell’infarto con conseguente caduta sopra il secchio rosso (di
plastica) nella cella, che avrebbe causato le grosse ferite sulla faccia.
Spiega la rottura di 8 costole con i tentativi di rianimazione, sorvolando
sulle altre ferite: la schiena tumefatta, i denti rotti… Subito dopo Maria
Ciuffi, per arginare queste conclusioni, chiede ancora una volta a Marco Salvi
di controbattere le tesi della Monciotti. Il testo della nuova contro-perizia
di Salvi (la terza) sarà messo agli atti il 22 marzo 2010 (cfr.), quindi dopo
la richiesta di archiviazione del capo della Procura di Livorno e dello stesso
p.m. Giaconi: non sarà quindi preso in considerazione.
2 novembre 2009 – Lettera di Maria
Ciuffi al ministro Angelino Alfano. Ancora oggi non c’è stata una risposta.
16 gennaio 2010 – Si svolge a
Livorno una coraggiosa e superblindata manifestazione, organizzata dai parenti,
mamme di vittime, morti "sospette" avvenute nelle carceri, caserme,
reparti psichiatrici, luoghi di detenzione.
6 marzo 2010 – Il p.m. Antonio
Giaconi, sulla base della perizia Monciotti, deposita presso la Procura di Livorno la
richiesta di archiviazione della riapertura delle indagini del luglio 2006.
Marcello, secondo questa nuova richiesta di archiviazione, è morto di “aritmia
cardiaca”. Il p.m. non aspetta la terza controperizia Salvi, che sarà
consegnata il 22 marzo (cfr.), 2 settimane dopo, né tiene conto dei dubbi
sollevati dalla seconda controperizia Salvi, già nota.
18 marzo 2010 – Il capo della
Procura di Livorno Francesco De Leo indice una conferenza stampa, all’insaputa
dello stesso p.m. Giaconi, in cui per la prima volta rende pubblica la
richiesta di archiviazione. Il p.m. Giaconi aveva predisposto una sua
conferenza stampa per il 25 marzo, che non avverrà più. Anche De Leo mira
dunque a far emergere le conclusioni prima della consegna delle osservazioni di
Salvi alla perizia Monciotti, che avverrà solo quattro giorni dopo.
22 marzo 2010 – Viene pubblicata la
terza controperizia Salvi (“Osservazioni medico legali alla c.t. della dott.ssa
F. Monciotti”).
19 maggio 2010 – Il Gip Rinaldo Merani, durante un’udienza alla Procura di Livorno, archivia per la seconda volta il "caso Lonzi".